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L’insospettabile utilità del senso di colpa.

Siamo abituati a pensare che il senso di colpa sia di per sé un’emozione negativa. Infatti solitamente lo associamo al sacrificio di sé (non riesco a dire di no agli altri perché altrimenti mi sentirò in colpa, mi sento in colpa per il mio successo perciò non oso) quindi al mancato raggiungimento di obiettivi personali.

Se è vero che un eccessivo o immotivato senso di colpa può essere fonte di problemi e di “blocchi” di tipo personale, esiste anche un senso di colpa utile e anche, direi, necessario.

Mi riferisco a quello che si prova quando, ad esempio, si fa qualcosa verso un’altra persona di realmente sbagliato, come ad esempio una grave offesa, un voltafaccia o un tradimento. Lì il senso di colpa aiuta a mettere in atto delle azioni che servono per riparare quanto accaduto e per migliorare, talvolta, la relazione con il destinatario della nostra azione negativa. Vediamo in che modo:

Innanzitutto mette in moto un sentimento di empatia verso l’altra persona. Se mi sento in colpa verso un altro, probabilmente è perché colgo i suoi sentimenti di dispiacere per essere stato ferito, mi immedesimo in lui, magari ricordando le volte che anche io sono stato, come lui, ferito.

In secondo luogo mi avvicina all’altro proprio perché mi accorgo di provare un sentimento di pietà che è universale, che fa parte dell’essere umano e che quindi mi rende più solidale con la persona offesa.

Inoltre mi permette di compiere le cosiddette “azioni riparative”. Io posso, cioè, mettere in atto delle azioni concrete che aiutano a ripristinare quello che io ho tolto all’altro con il mio comportamento.

Quindi, il senso di colpa, non è di per sé sempre sbagliato. Lo è solo quando:

Non è stato realmente commesso alcun danno verso qualcuno (qui a volte è necessario ricorrere ad una forte razionalità poiché ci sono persone che tendono a sentirsi in colpa quando oggettivamente non ce n’è motivo. Penso ad esempio a persone cresciute con una forte idea di autosacrificio per cui ogni tentativo giusto ed equilibrato di affermazione di se stessi viene vissuto come una colpa).

Viene sperimentato troppo di frequente, fino a diventare l’emozione “guida”, che fa tenere in piedi rapporti disfunzionali perché il romperli equivarrebbe dare dispiacere a qualcuno.

E’ eccessivo e blocca nella non-azione e si trasforma in rimuginio e autocritica feroce verso se stessi, impedendo di fatto sia una crescita personale, sia, appunto un andare verso l’altro con empatia e ritrovato rispetto.

Dott.sa Sandra Magnolini Psicologa e Psicoterapeuta in Vallecamonica e in Franciacorta

cell 348 1489841

e mail sandramagnolini@gmail.com

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