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La depressione di Marta

Marta è una donna di 45 anni (ogni elemento che possa rendere riconoscibile la persona è stato eliminato). E’ sposata con Lucio, ha due figli di 18 e 13 anni e fa l’addetta alle pulizie per conto di una cooperativa.
Ultimamente, a causa della crisi economica, l’orario di lavoro ha dovuto subire un ridimensionamento e Marta è passata dal lavorare 8 o 9 ore al giorno al lavorarne 4 o al massimo 5.
Da quando è successo questo Marta è cambiata.

Lucio riferisce che passa molto del suo tempo libero sul divano con il telefonino in mano o al massimo guardando la televisione. Non si occupa come prima della casa e questo sembra dispiacerle molto.
Con i figli fatica ad avere un dialogo. Essendo entrambi ragazzi adolescenti, mettono duramente alla prova la pazienza dei genitori, ma Marta sembra non riuscire ad affrontare le sfide educative che il suo ruolo di madre imporrebbe. Con loro alterna momenti in cui subisce passivamente tutti i loro “capricci” a momenti in cui è estremamente aggressiva e reagisce urlando anche di fronte a situazioni di poco conto.
A volte Lucio la notte la sente piangere a lungo e lei stessa riferisce che il sonno da qualche tempo non è più riposante ed è caratterizzato soprattutto da risvegli precoci.

Marta dice che il mattino è il momento peggiore della giornata. Il pensiero di dover affrontare gli impegni quotidiani la opprime e sente di non farcela a sostenere tutto quello che gli altri si aspettano da lei.  Andare al lavoro le pesa e Lucio si sorprende e le dice spesso: “Ma insomma! Ti lamenti che sei stanca e che non ce la fai a sopportare tutti i tuoi impegni ma ora fai meno di prima! Ti lamenti del fatto che lavori meno ore di prima ma poi dici che non te la senti di lavorare nemmeno quelle ore!”.
Marta si scoraggia di fronte ad affermazioni come queste perché non si sente sufficientemente brava, come moglie, madre e lavoratrice. Inoltre si sente in colpa perché le sembra di essere un peso per il marito e non si sente una buona madre.
Cosa sta succedendo a Marta? Perché si comporta in questo modo? Come potrebbe fare per stare meglio? Come possono aiutarla i suoi famigliari?

Innanzitutto diciamo che Marta a prima vista sembra depressa. Però, prima di diagnosticare un disturbo, è opportuno fare ulteriori approfondimenti, per escludere la presenza di problematiche diverse. Fatte queste ulteriori indagini è effettivamente però emerso come Marta sia effettivamente depressa.

Vediamo quindi cosa possono fare il marito e i figli per darle un aiuto. Innanzitutto è importante non ripeterle in continuazione: “Su, dai, datti una mossa! Reagisci, sta a te cambiare se vuoi stare meglio”. E nemmeno: “Con tutti i problemi che ci sono al mondo tu stai così! Un lavoro e una casa comunque ce li hai, e anche una famiglia che ti vuole bene!” . Non è giusto dire questo perché la depressione non è una situazione che si risolve solo con la forza di volontà. Serve un programma specifico, sapere cosa fare e cosa non fare ed è opportuno farsi aiutare da uno specialista psicologo o psicoterapeuta competente.

Per una persona depressa, sentirsi dire frasi come queste serve solo ad accrescere i sensi di colpa. Infatti Marta era arrivata a pensare “sto danneggiando tutti con questo comportamento. Tutti mi criticano perché non sono capace di far niente!”.

Non è nemmeno utile però, di fronte ad un familiare depresso, togliergli completamente ogni responsabilità. La persona depressa deve cioè continuare a poter fare qualcosa per gli altri, per sentirsi utile e per avere nelle proprie giornate una certa quantità di impegni da portare avanti.

Trattare la persona depressa come un malato a cui non si può chiedere nulla può, talvolta, e spesso in modo del tutto inconsapevole, portarlo a non migliorare, poiché gli si fa sperimentare i cosiddetti “vantaggi secondari” di una malattia. La persona potrebbe cioè vivere positivamente la mancanza di responsabilità e di richiesta di impegno e non migliorare in quanto verrebbe a trovarsi “comoda” in questo ruolo.

Un aspetto importante da non sottovalutare è il contributo negativo che l’isolamento sociale produce in questi casi: di solito le persone depresse tendono spontaneamente ad isolarsi (anche se talvolta questo non capita quando c’è la decisione, per vergogna solitamente, di mascherare la propria depressione; in questi casi succede che apparentemente la persona non sembra depressa mentre in realtà soffre molto e chi la conosce bene noterebbe in lei i sintomi della malattia) e questo le porta a passare ore ed ore a pensare in termini negativi a se stesse e al mondo che le circonda, mantenendo così vivo il proprio dolore.

Sarebbe quindi opportuno prevedere che Marta, che tende ad isolarsi spesso, possa ricevere delle visite o recarsi lei a fare visita a qualcuno che considera simpatico e gradevole.

Un ultimo aspetto riguarda il movimento fisico. Da anni numerose ricerche associano l’attività fisica con la produzione, da parte del cervello umano, di molecole in grado di regolare in positivo il tono dell’umore. Quindi, muoversi fa bene al corpo e anche alla mente.

Se i familiari di Marta metteranno in pratica tutti questi suggerimenti l’aiuteranno sicuramente ad uscire prima dalla depressione.

Dott.sa Sandra Magnolini. Psicologa e Psicoterapeuta. Provaglio d’Iseo e Piancogno.

Cell. 3481489841. E mail: sandramagnolini@gmail.com

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