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Disturbi del comportamento alimentare (DCA): quali sono le cause e perché si mantengono nel tempo.

Se sei un genitore ed hai un figlio che ha ricevuto una diagnosi di DCA, ti sarai chiesto molte volte il perché tuo figlio/a sia incappato/a in un problema che sta impattando in modo così importante sulla sua vita e sulle relazioni in ambito famigliare e non solo.

Se soffri di un DCA forse ti sarai chiesto/a “perché proprio a me è capitato di essere così preoccupato/a di aumentare di peso e di non riuscire ad avere un buon rapporto con il mio corpo e con l’alimentazione?”.

Con questo articolo vediamo di fare un pò di chiarezza.

Alcuni studi, che necessitano però di essere ulteriormente approfonditi, sembrerebbero chiamare in causa un’ipotesi di tipo genetico nell’insorgenza di un DCA. Sembrerebbe quindi entrare in gioco anche una componente di ereditarietà per cui ci sarebbero delle maggiori probabilità che familiari di persone con un DCA abbiano maggiori probabilità di svilupparne a loro volta. Ma, ripetiamo, questi studi necessitano di essere replicati prima di raggiungere conclusioni certe.

Un’altra possibile causa potrebbe riscontrarsi in fattori ambientali, di cui alcuni sarebbero comuni anche ad altri disturbi psicologici mentre altri sarebbero più specifici per i DCA.

Tra quelli generici troviamo l’abuso sessuale, bassa autostima, perfezionismo. Tra quelli specifici (per quanto riguarda la bulimia nervosa) troviamo obesità infantile propria e dei genitori, pubertà precoce, alcolismo nei genitori. Per quanto riguarda l’anoressia nervosa troviamo invece il basso peso prima dell’insorgenza del disturbo. In chi ha una storia di eccesso di peso è un fattore predisponente per l’insorgenza di un DCA anche l’essere stati presi in giro per il proprio peso/forma del corpo. Attenzione, questo non significa che sicuramente una persona con questi vissuti e caratteristiche svilupperà un DCA, ma che in molte persone con un DCA sono state riscontrate queste esperienze nella storia di vita.

Una causa di tipo sociale viene invece riscontrata nella pressione generale verso la magrezza. Nella nostra società (da notare che non è così in tutte le culture nel mondo) le donne sono spinte ad essere magre e toniche e gli uomini alti e muscolosi. Questo può portare allo sviluppo di un DCA perché gli standard ricercati sono spesso difficili da raggiungere dato che il peso corporeo è una variabile in buona parte determinata geneticamente (ciò significa che spingersi verso un peso di molto inferiore a quello determinato dai propri geni comporterà uno sforzo enorme e, probabilmente, allo sviluppo di un DCA). O ancora, le persone possono crescere in una famiglia dove viene data molta importanza al peso, alla forma del corpo e al controllo dell’alimentazione, magari mettendo a confronto membri della famiglia che si differenziano su questi parametri.

A livello di processi psicologici troviamo invece due grandi filoni concettuali.

Un primo fattore di rischio si presenta in quelle persone che sentono la necessità di controllare vari aspetti della loro vita e che, ad un certo punto, spostano l’attenzione al controllo dell’alimentazione, del peso e della forma del corpo.

Un secondo fattore di rischio è nell’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo nelle persone che hanno introiettato l’ideale di magrezza. Ciò significa che queste persone non hanno molti aspetti di vita in base ai quali valutarsi in termini di successo/insuccesso, soddisfazione/insoddisfazione, e che il principale diventa proprio quello rappresentato dal controllo del peso, forma del corpo e dell’alimentazione.

Entrambi questi atteggiamenti portano all’adozione di una dieta ferrea, che causa una perdita di peso, la quale viene spesso rinforzata positivamente da chi sta intorno alla persona (“come stai bene”, “ti vedo meglio”). Il rinforzo positivo, tra le altre cose, incoraggia la persona a continuare su questa linea.

Da notare quindi come difficilmente si può riscontrare un’unica causa nello sviluppo di un DCA, ma che ci possano essere più cause in concomitanza.

Vediamo ora alcuni dei principali fattori di mantenimento di questo tipo di disturbi, cioè quei comportamenti, atteggiamenti, pensieri che fanno si che il disturbo prosegua e, spesso, peggiori.

Il primo fattore di mantenimento è il pesarsi frequentemente. Questo comportamento mantiene attivi i pensieri e le preoccupazioni relative a peso e forma del corpo, portando a restringere la propria alimentazione. Inoltre pesarsi troppo spesso è dannoso perché confonde la persona e la porta ad interpretare le normali oscillazioni di peso come il segnale di essere ingrassata (da qui, nuovamente l’aumento delle preoccupazioni, generando un circolo vizioso).

Un altro fattore di mantenimento è il guardarsi frequentemente allo specchio concentrandosi sulle parti del corpo che generano insoddisfazione. Questo particolare modo di osservare se stessi viene definito check del corpo e si distingue in visivo e tattile (quando ad esempio, si prendono tra le mani le pieghe della pancia o delle cosce). Questi comportamenti mantengono il problema perché portano l’attenzione e i pensieri sulla forma del corpo. Inoltre, di solito, la persona si concentra solo sulla parte del corpo percepita come insoddisfacente, amplificando la portata del difetto percepito, che viene, appunto, decontestualizzato.

Altri fattori di mantenimento sono il contare le calorie degli alimenti, il dividere gli alimenti in buoni e cattivi, l’evitare di esporre il corpo, l’evitare di mangiare insieme ad altre persone, l’esercizio fisico eccessivo e il vomito autoindotto.

Risulta quindi importante non solo comprendere l’origine di questo tipo di problemi, ma anche seguire un corretto approccio di cura, che tenga conto delle cause e dei fattori di mantenimento specifici di ogni persona.

Dott.sa Sandra Magnolini, Piancogno e Provaglio d’Iseo (Brescia). Cell 348 1489841

e mail: sandramagnolini@gmail,com

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