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Ipocondria: consigli per i familiari

Convivere con un partner o un altro familiare con ipocondria può essere davvero dura. La persona ipocondriaca vive un’ esperienza di intensa preoccupazione per la propria salute, si sottopone ad una serie di visite mediche non sentendosi mai sufficientemente rassicurata dal loro esito anche quando del tutto positivo, effettua una serie di controlli visivi o tattili alla ricerca di una possibile patologia organica o per tentare di autorassicurarsi, cerca in internet informazioni sui sintomi che avverte, chiede ai familiari frequenti rassicurazioni e non ultimo si critica pesantemente per essere così ansiosa.

Da dove nasce la paura della malattia?

Ci sono diverse cause possibili nell’insorgenza di questa problematica. Una di queste è una o più esperienze ripetute di fallimenti terapeutici. In pratica la persona può essersi trovata a vivere esperienze di cure che non hanno funzionato, di rapporti negativi con medici o sanitari, che hanno generato l’idea che “la medicina non funziona e i medici sono incompetenti”. Di conseguenza la persona potrebbe sentirsi la responsabilità di controllare a lungo e di esaminare i propri sintomi, anche quelli che possono essere sfuggiti ad un eventuale visita medica, perchè alla fine “non si sa mai”.

Un’altra causa possibile è la presenza di un familiare (di solito un genitore) con un vissuto di ansia e paura forti verso le malattie oppure nei confronti dell’ambiente ospedaliero e sanitario in generale che può avere trasmesso la stessa ansia ad esempio ai propri figli.

Un’altra ragione che spiega l’insorgenza e il mantenimento del problema, è l’idea di se stessi come persone fragili. La persona che soffre di ipocondria pensa di essere debole, anzi, più debole degli altri, di essere più soggetta alle malattie, e più refrattaria alle cure. Inoltre considera il fatto di essere ansiosa e preoccupata come una riprova di questa tesi (“se sono così ansioso è perchè sono debole, le altre persone sono più forti, non sono come me”).

Infine la persona non accetta l’idea di essere malata. E’ come se la persona vivesse con questa idea fissa in testa “non devo essere malato”, “non devo ammalarmi”. Capite bene come questo scopo sia altamente irrealizzabile e il costo dell’evitamento della malattia comporti spessissimo una riduzione della qualità della vita davvero notevole.

Cosa può fare un familiare che vive a fianco di una persona ipocondriaca?

Prima di tutto è importante considerare questa come una problematica psicologica. In assenza di un disturbo fisico specifico che spiega chiaramente i sintomi del paziente è importante provare a sposare la causa psicologica e rivolgersi quanto prima ad un terapeuta esperto.

E’ inoltre importante credere ai sintomi che la persona riporta perchè ciò che avverte è effettivamente reale. Il problema è attribuire ad una causa gravissima (di solito tumore, malattie degenerative ecc.) l’origine di quel disturbo, trascurando altre cause di minore gravità, compresa la causa psicologica.

E’ sconsigliato aiutare la persona nei suoi controlli. “Mi aiuti a vedere bene in questo punto in gola?” “Provi a vedere se ho un rigonfiamento da questa parte del collo?” . Questi sono controlli a cui il familiare non dovrebbe prestarsi, perchè significherebbe “dare ragione” alla persona ipocondriaca, aumentando il suo livello di ansia.

Provaglio d’Iseo- Piancogno (Brescia)

Sandra Magnolini- psicologa e psicoterapeuta-

Cell. 348 1489841

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