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Come ho aiutato un ragazzo con manie di controllo.

Fabio è un ragazzo di 25 anni (ogni elemento che renda la persona riconoscibile è stato eliminato) che ha un problema: non può fare a meno di controllare più volte molte cose che fa.

I controlli più frequenti riguardano:

– se ha spento il gas della cucina

– se ha chiuso l’automobile

– se ha chiuso gli sportelli della cucina

– se ha chiuso la porta di casa

Da tempo Fabio mette in atto questi controlli ma ultimamente, da quando ha cambiato lavoro, le cose sono peggiorate.
I controlli sono sempre più frequenti e in ogni situazione servono più controlli a Fabio prima di sentirsi “a posto”.
Quando ci incontriamo la prima volta in studio Fabio sembra molto sofferente per la sua situazione perché, testuali parole, “gli sembra di essere pazzo”.
Mi dice che anche il sonno ultimamente è disturbato perché a volte si sveglia nel cuore della notte e lo assale il dubbio di non aver chiuso l’automobile. Così si sente “costretto” a scendere in strada a controllare.

La prima cosa che ho chiesto a Fabio è quale pensava potesse essere la conseguenza peggiore che potesse verificarsi nel caso in cui la macchina rimanesse effettivamente aperta.
Lui ci.ha ragionato sopra e ha concluso: “forse la peggiore conseguenza potrebbe essere.. nulla”. Non credo interessi a qualcuno una macchina vecchia di 10 anni! O magari qualcuno potrebbe rubare l’autoradio. Tutto sommato, se questo si verificasse non sarebbe poi così tremendo o irreparabile”.

Un’altra riflessione che abbiamo fatto è stato riconoscere il funzionamento dell’ansia.
Se in preda ad una forte preoccupazione ci si accorge che controllando più volte il risultato delle proprie azioni l’ansia si placa, si potrebbe avere la necessità le volte successive di controllare ancora, poiché quello diventa un modo “efficace” per stare meglio.
Il problema è che andando avanti si diventa sempre più dipendenti dai controlli fino a che aumenta sempre più il tempo che questi occupano e la frequenza degli stessi.

In realtà l’ansia è un’emozione che “passa” senza bisogno di fare alcun controllo.
È sufficiente ragionare in modo differente (ad esempio pensando a quali siano le conseguenze possibili ad una propria negligenza e a quanto è probabile si verifichino).

ossessioni e compulsioni
immagine su apc.it

Un altro step è stato fare un elenco dei vantaggi e degli svantaggi delle manie di controllo. Questo elenco è stato fatto in forma scritta al fine di rendere più chiaro possibile il costo pagato Fabio a fronte di una momentanea riduzione dell’ansia.

Successivamente siamo passati alle prove di esposizione vera e propria. Si chiamano così quegli esercizi in cui la persona si mette alla prova e cerca di resistere dal mettere in atto i controlli.
Per prima cosa abbiamo individuato le situazioni meno difficili da gestire. Fabio ha deciso di partire dal controllo dell’automobile, poiché quella gli sembrava la situazione più semplice da affrontare.
Gli ho chiesto di sforzarsi di chiudere l’automobile e poi di non controllare più. Le prime volte è stato piuttosto difficile tanto che Fabio ha richiesto il mio supporto “dal vivo” per fare questo esercizio. Allora abbiamo provato insieme a chiudere l’automobile per poi allontanarci senza fare ulteriori controlli. Con il mio aiuto “da vicino” l’ansia è stata più sopportabile e Fabio si è accorto che ricordando i ragionamenti fatti durante le sedute, si abbassava più rapidamente di quanto potesse immaginare.

immagine su psicomodena.it

Quando si è sentito più sicuro ha voluto provare da solo e in breve tempo è riuscito a gestire bene la situazione, senza bisogno di ripetere i controlli.

Successivamente abbiamo fatto lo stesso tipo di esercizio per tutte le altre manie di controllo.
Dopo 8 mesi dall’inizio della terapia Fabio ha potuto definirsi libero dai controlli.

Abbiamo quindi cercato di capire come il tutto sia iniziato, da cosa abbia avuto origine.
Fabio mi racconta di come anche suo padre avesse lo stesso problema. Ormai sappiamo che nei problemi di ansia spesso entri in gioco l’ereditarietà.
Inoltre quando da bambino Fabio raccontava qualcosa il padre gli ripeteva spesso “ma sei sicuro?”
In questo modo con il passare del tempo in Fabio è cresciuta un’insicurezza “cronica” circa gli esiti degli eventi e delle proprie azioni.
Abbiamo identificato in questo stile educativo genitoriale una delle possibile cause dell’insorgenza del problema.

Poi ovviamente il comportamento principale che ha mantenuto vivo il problema sono stati i controlli stessi. Sono proprio questi che abbassando immediatamente il livello di ansia creano una sorta di dipendenza da cui è difficile liberarsi.

Quindi la storia di Fabio insegna che se hai manie di controllo le cose che puoi fare sono le seguenti.

1) prova a ragionare in modo diverso.

Chiediti quali pensi realisticamente possono essere le conseguenze delle tue paure. Cosa potrebbe realisticamente succedere se dimentichi una luce accesa in casa? O se dimentichi di chiudere la porta? Che probabilità ci sono che ciò che temi si avveri?
Hai mai sentito notizia di gravi conseguenze relative ad alcune tra le tue paure?

2) impara una tecnica di respirazione o di rilassamento che ti aiuti a controllare l’ansia.

3) fai un elenco delle situazioni difficili da affrontare.

4) inizia a lavorare dalla situazione più semplice sforzandoti di non fare controlli. 
Ricorda che stai lavorando per il tuo benessere.

5) rivolgiti ad uno psicologo esperto nel trattamento dell’ansia. Avere manie di controllo non vuol dire essere matti ma solo ansiosi.

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