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Balbuzie nei bambini: consigli per i genitori

Quello che vorrei raccontare oggi è un caso di balbuzie, che ho risolto in maniera positiva.
Ho incontrato Fabrizio, un bambino di 10 anni che da due presenta un problema di balbuzie. A scuola, ma anche a casa e con gli amici “incespica” mentre parla, al punto che è diventato difficile comprenderlo. Le maestre, preoccupate per lui, hanno suggerito ai genitori di chiedere una consulenza sia logopedica che psicologica, per risolvere il problema.
La situazione non è semplice perché, nonostante i compagni di scuola non lo prendano assolutamente in giro per la sua difficoltà, lui si sente talmente a disagio che ultimamente evita di prendere la parola in classe e i risultati scolastici stanno peggiorando.
Inoltre sembra che tenda ad evitare le situazioni di gioco e di scambio verbale con i compagni, forse per la paura di “esporsi” al loro giudizio o ai loro commenti.
Quando incontro i genitori di Fabrizio, loro me lo descrivono come un bambino molto intelligente e sensibile, emotivo e curioso.
Mi riferiscono che quando ha iniziato a balbettare loro erano molto a disagio e lo rimproveravano spesso per questa sua difficoltà, attribuendola a distrazione o a mancanza di volontà.
Quando incontro seccessivamente Fabrizio mi rendo conto che il problema effettivamente è serio. Le ripetizioni sono molte e lui sembra davvero a disagio per questo problema.
Consiglio ai genitori una valutazione logopedica con una collega di fiducia, che inizia una prima parte del trattamento, costruendo con il bambino una relazione di fiducia e iniziando ad insegnargli le prime tecniche per il controllo del suo eloquio.
Non appena Fabrizio dimostra di essere in grado di padroneggiare queste tecniche iniziamo il lavoro psicologico vero e proprio.
Nelle prime sedute dedico una parte del tempo anche io a costruire una relazione di fiducia con lui. Lo faccio attraverso il gioco e attraverso alcuni semplici e divertenti esercizi di rilassamento.
Successivamente applico con lui il metodo del time out.
Ciò significa che lo faccio parlare per alcuni minuti su un argomento concordato in precedenza e, quando si inceppa, distolgo l’attenzione per alcuni secondi, dandogli il gempo di corregersi applicando una tra le tecniche apprese con la collega.
Ogni volta che riesce a correggersi e a ripartire correttamente applico uno smile su una tabella a più colonne e al raggiungimento di 5 smile preparo una piccola sorpresa da dargli.
Contemporaneamente suggerisco ai genitori di non rimproverarlo per la sua difficoltá e insegno loro alcuni esercizi da mettere in pratica con lui a casa.
Fabrizio impara nel corso di tre mesi a controllarsi di più ma non si sente ancora sicuro a scuola e lì tende ancora a “nascondersi” e a non prendere la parola.
D’accordo con le maestre inizio degli esercizi di esposizione graduale.
Inizialmente chiedo al bambino di immaginarsi a scuola, durante una verifica orale, mentre parla e riesce a correggersi applicando una delle tecniche che conosce.
Poi facciamo delle prove nel mio studio. Mettiamo in atto un vero e proprio gioco di ruolo in cui io faccio la parte della maestra e lui deve parlare a voce alta applicando le tecniche che conosce.
Poi chiedo alle maestre di farlo parlare in classe per poco tempo su argomenti che conosce bene e verso in quali si sente sicuro.
In questo modo Fabrizio prende gradualmente fiducia in se stesso.
Progressivamente le maestre lo fanno parlare per un tempo sempre crescente, lodandolo (a tu per tu) quando dimostra di impegnarsi ad applicare i metodi che ha imparato.
Man mano Fabrizio diventa sempre più abile nel controllarsi e anche l’ansia nel comunicare con gli altri diminuisce.
Ora evita sempre meno situazioni e sembra più inserito nel gruppo classe.
Anche i genitori sono soddisfatti e, nell’arco di pochi mesi, il lavoro può considerarsi concluso.

Quindi, cosa possono fare in prima battuta i genitori in presenza di un figlio che balbetta?

1) Se il bambino è molto piccolo (età prescolare) il problema tende a rsiolversi spontaneamente per cui non è opportuno darvi risalto.

2) Se il bambino è più grande (etá scolare) e il problema persiste da più di 8/10 mesi è opportuno chiedere una consulenza specializzata ad un logopedista o ad uno psicologo esperto nel trattamento della balbuzie.

3) Non sgridare il bambino per la sua difficoltà perché si potrebbe ottenere l’effetto di aumentare ansia e stress con un conseguente peggioramento del problema.

4) Quando si parla con il bambino rallentare la velocità dell’eloquio. Ciò significa parlare più lentamente del normale.

5) Guardare il bambino negli occhi mentre si parla con lui anche se incespica. Ciò gli trasmette calma e attenzione nei suoi confronti.

6) Lasciare che il bambino finisca di dire ciò che vuole dire, anche se fatica. Ciò gli trasmette calma e interesse.

7) Non parlare del suo problema davanti ad altre persone perché questo potrebbe aumentare in lui il livello di ansia e il timore di essere giudicato.

In sintesi abbiamo visto come il problema della balbuzie in una buona parte di casi sia risolvibile o migliorabile.
Importante però è prenderlo per tempo non aspettando che, se sono già trascorsi parecchi mesi, il problema si risolva da solo.
È anche importante un atteggiamento calmo e comprensivo da parte dei genitori e delle persone che sono a contatto con il bambino.

Fonte immagine: leonardo.it

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